martedì 1 ottobre 2013


Ti aspetto,
di notte
su un cavallo alato
bianco, che t’illumini nel buio.
E tu, trascinami via,
e lontano, portami con te…
Dove si vive di niente,
dove si vive di noi.
Dove il mare bagna,
e il vento asciuga i lembi dei panni
e del cuore…
Dove il sole all’alba ci sorprende innamorati,
dove i tramonti possiamo fissarli senza tempo
e noi, morirci dentro…
E ti aspetto.
Di notte.




Come possiamo dimenticarci
di quel tempo breve e fugace
concesso a noi dagli dei
per procuraci follia e godimento,
e poi tormento.
Dove nella segreta stanza
la tua essenza diventava
la mia stessa fragranza.
E mai mi saziasti
e mai ti finì di sfinire,
e non finimmo mai di volerci
perché  il tempo
mai poté bastarci,
mai poté placarci.







Nel sottosuolo,
con umide vesti
logore di fatiche smodate,
scesi più in fondo del fondo
alla ricerca del cuore ormai infranto.
Come in un gioco di specchi frapposti
rimirai le tue facce confuse, taglienti,
diverse, alternanti,
come maschere appese, mancanti.
Il tuo corpo, presente,
si arrende
alla paura vigliacca,
l’offende!
Mentre io torno piano dal fondo
e mi perdo di nuovo nel vento,
lascio a te la mancanza, l’assenza,
l’effimero vuoto
e il suo atroce sgomento.











E mi giungesti come lancia a trapassarmi i pori,
con il tuo corpo a scudo
poi penetrasti il mio
tremante al fremito,
mi scosse!
Olfatti noti come più familiari abbracci,
e ancora essenze
e scambi di trasmigranti odori.
Che d'irruenza tu mi possedesti,
e io venni
da te, con te,
giunsi per te a quel compromesso
per cui vendetti il cuore
l'anima mia vendetti,
eppur non muore.
Anche se muoio tra quei respiri d'alito
che è il tuo,
e già mi appartenne.
Brace nell'acqua mia
carne a brandelli,
carne e sudore
eppur non muore!



giovedì 6 dicembre 2012




Pensieri a fiumi scorrono veloci
nella valle del tempo che resta 
sottraendo il già vissuto.
Luci e ombre,
e fumi di gioie come albe solitarie
dove l'urlo del cuore parlava col cielo
anche nel fitto della nebbia incolore.
Ti amai perdutamente 
in questa vita sfuggente al tatto mio,
sfilatami dalle dita come anelli di fumo 
dilatati nel silenzio.
Dove l’anima mia non trova ancora alcuna pace
nell’ineffabile ricerca di quella visione di luce
che per un attimo ancora mi rammenta il sole...
Ma la luna mi rincorre
e io ora mi libero di noi
mentre tu adesso t’incateni ai rami del mio cuore,
adesso che non posso più tenerti amore...
Mi han detto che pur strappandosi l’anima dilaniata dal dolore,
bisogna lasciar andare ciò che non può restare...

mercoledì 5 dicembre 2012





Come posso celare,
nascondere, filtrare,
la luce abbagliante
che si rifrange sull'anima
mia quando la soggioghi e la possiedi?
Quando beffardo di ogni divenire
ti avvali di ragioni spietate
per ingannarmi ancora
e vincere sul cuore,
tu sei l'Amore!
E di quante volte io mi ripromisi
di non cedere mai più ai tuoi turbamenti,
mille volte ancora i miei ripensamenti...
E il mio io,
cedette ancora
ai tuoi tormenti!